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Con il crowdfunding adesso si va anche in Borsa

Pubblicato il 18/02/2015

Aggiornato il 28/09/2015

Con il crowdfunding adesso si va anche in Borsa

Si chiama crowdfunding, letteralmente “raccolta dalla folla” ed è la nuova frontiera del finanziamento in tempi di crisi: una opportunità per raccogliere liquidità da investitori che credono in un progetto o in una azienda fino a contribuire alla sua quotazione in Borsa.

Quest’ultimo è il caso di un’azienda vinicola francese che ha deciso di quotarsi alla London Stock Exchange attraverso Seedrs, la piattaforma inglese di equity crowdfunding, a fronte di quote azionarie al prezzo di 1,2 sterline ciascuna. Domain Chanzy è una delle maggiori realtà vinicole della Borgogna che ha azzardato una raccolta di 1,9 milioni di sterline per il 19,66% del capitale.

Il tempo utile concesso è di 60 giorni, durante i quali l’azienda dovrà raccogliere quanto più capitale possibile necessario alla sua quotazione: attualmente sembra che la vendita stia andando molto bene, perché le sterline raccolte sono 150 mila, con un investimento medio per ogni sottoscrittore pari a circa 1000 euro. Dopo la quotazione della società, ogni suo azionista disporrà della propria parte di capitale liberamente e potrà rivendere le sue quote semplicemente dandone informazione alla piattaforma che affiderà a un broker l’operazione finanziaria.

Dopo un esordio dedicato alle start up tecnologiche, il crowdfunding trova dunque sviluppo in altri settori. In Olanda è praticato come metodo anche semplicemente per aprire una pizzeria, chiedendo la partecipazione dei capitali in rete attraverso portali web e persone disposte a versare denaro e ricevere in cambio una partecipazione nell’attività.

E in Italia?

Contrariamente a quanto si possa pensare, l’Italia si è dotata di una normativa ad hoc: prima al mondo e prima ancora degli Stati Uniti, il 12 luglio 2013 la Consob ha pubblicato le regole per l'equity crowdfunding. Persino negli Stati Uniti non esiste ancora una regolamentazione e legalmentre il modello di crowdfunding si basa esclusivamente su case history di realtà di successo già esistenti come Kickstarter.

Nel nostro paese, per quanto non sia ancora esploso come fenomeno, l’equity crowdfunding ha trovato interessanti impieghi alternativi. È il caso del progetto di restauro del portico di San Luca a Bologna, ma anche dell’iniziativa "Abbraccia il battistero", che a Firenze ha visto il restauro della città con i finanziamenti della rete.  

Alberto Giusti, fondatore e coordinatore della Fund Raising School, ha dichiarato che “le aziende rimangono spesso ad aspettare – e ciò succede soprattutto in Italia – che i rubinetti del credito si aprano, senza ottenere spesso risultati. E i rischi non possono essere sottovalutati neanche nel caso della quotazione in borsa, visto che in fasi di turbolenze di mercati, le cosiddette matricole possono soffrire per ragioni più psicologiche che non attinenti ai loro fondamentali di business”.

In futuro, l’equity crowdfunding potrebbe rappresentare uno strumento strategico anche per le stesse banche, che potrebbero utilizzarlo per accogliere progetti specifici di finanziamento a partecipazione attiva da parte dello stesso istituto di credito.

A cura di: Paola Campanelli

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