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Abs: cosa sono e come funzionano
Da ottobre, via libera all’acquisto dei titoli Abs (Asset backet security) per rilanciare la crescita e far risalire l’inflazione nell’Eurozona. In che cosa consistono questi strumenti finanziari e come funzionano?
Si tratta di derivati, ovvero titoli che seguono l’andamento di un prodotto sottostante, che in questo caso è costituito da prestiti reali concessi dalle banche a imprese e privati. Il destino dello strumento finanziario è quindi strettamente legato a quanto succede ai prestiti sottostanti.
Gli Abs hanno lo stesso funzionamento delle obbligazioni, quindi viene fissato un prezzo ed una quotazione giornaliera. Vi è però un particolare rilevante: a differenza delle obbligazioni, il rimborso non è garantito, ma dipende dall’andamento dei prestiti sottostanti.
Il vantaggio è che, in questo modo, gli istituti di credito libererebbero capitale di rischio, potendo quindi erogare più prestiti. La BCE non ha ancora precisato i requisiti su cui si baserà per l’acquisto o, in altre parole, se comprerà solo i titoli di migliore qualità o anche strumenti meno “pregiati”, per essere più efficace. Va precisato che gli Abs rientrano nella tipologia di titoli che avevano causato il crollo della Lehman Brothers nel 2008.
Allora, il titolo sottostante era costituito dai mutui subprime concessi negli Stati Uniti a debitori fortemente a rischio. Questo pericolo non dovrebbe presentarsi con i nuovi Abs, sempre che sia garantita la qualità del credito.
Secondo le affermazioni del governatore Mario Draghi, la BCE dovrebbe acquistare in maniera massiccia Abs, facendo in pratica da garante alle banche che decideranno di prestare denaro. L’obiettivo è di incentivare gli istituti di credito a concedere prestiti alle famiglie e alle imprese.
Al momento non è stato invece confermato il ricorso al Quantitative Easing, l’altro strumento finanziario su cui la Bce punta per il rilancio dell’economia.
Si tratterebbe in pratica di un ingente acquisto di titoli di Stato, un’operazione finanziaria già utilizzata in passato da Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone.
Se la Banca Centrale procedesse in tal senso, si assisterebbe ad un deprezzamento dell’euro, aumentandone il quantitativo circolante, creando inflazione e, di conseguenza, incentivando la domanda.
In questo modo si otterrebbe un’espansione monetaria e un abbassamento dei rendimenti dei titoli di Stato, con la riduzione dello “spread” fra i rendimenti dei Bund tedeschi e i bond sovrani delle altre economie europee.
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