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Diventare collezionisti d’arte. Con un prestito, si può

Pubblicato il 08/02/2015

Aggiornato il 09/02/2015

Diventare collezionisti d’arte. Con un prestito, si può

Investire in opere d’arte. Forse non tutti sanno che non occorre essere esperti per avvicinarsi a questo tipo di operazioni. Né che esistono finanziamenti ad hoc per agevolare gli acquisti in questo settore.
Partiamo da un presupposto fondamentale: l’arte rappresenta, oltre che un indubbio valore estetico, anche un bene economico da cui si può trarre profitto, chiaramente riducendo al minimo gli azzardi.

Un buon punto di partenza è costituito dall’arte contemporanea, dato che, tendenzialmente, è caratterizzata da quotazioni inferiori rispetto ad artisti più datati e affermati. Dalle statistiche relative agli indici di rendimento delle opere d’arte, l’investimento in autori viventi consente in prospettiva guadagni piuttosto elevati e protegge da alcune problematiche quali ad esempio il discusso e ben noto problema dei falsi. Inoltre, il collezionismo è fonte di indiscutibili ma spesso poco noti vantaggi, sia per le aziende, sia per i privati.

Le Corporate Art Collection, un fenomeno nato negli Stati Uniti già a partire dagli Anni Trenta, rappresentano un fenomeno relativamente recente nel nostro Paese, anche in relazioni alle interessanti agevolazioni fiscali previste. Il possesso delle opere d’arte di qualsiasi epoca non è soggetto a tassazione. Le società o un’impresa possono scalare per intero i costi delle opere acquistate, con un risparmio fiscale del 35% in 5 anni (7% all’anno). L’unico requisito per beneficiare della detrazione è che le opere siano esposte nei locali di rappresentanza, mentre i liberi professionisti possono dedurre l’1% come spese di rappresentanza, esponendo le opere di cui sono proprietari.

Anche i soggetti privati beneficiano di una legislazione che guarda di buon occhio il collezionismo: sui guadagni provenienti dalla compravendita di proprie opere d’arte non è prevista nessuna tassazione e il possesso delle opere non va denunciato nella dichiarazione dei redditi. 

Va precisato che, pur scegliendo investimenti in arte contemporanea, il capitale di partenza non è mai inferiore ai 5.000 euro. Un investimento comunque impegnativo, che trova sostegno nelle soluzioni pensate dai principali istituti di credito. 

Per avere un’idea dei possibili guadagni, basti pensare che le statistiche effettuate da Deloitte (Deloitte Art and Finance Report ) hanno evidenziato un ritorno reale annuo sull’investimento in opere d’arte a livello internazionale, nel periodo compreso tra 2005 e 2011, del 10,25%. 

Unicredit mette a disposizione della clientela un team di specialisti in Art Advisory che supporta il Private Banker nell'analisi accurata del "portafoglio" artistico, strutturando strategie di gestione mirate a tutelare, consolidare ed incrementare il valore patrimoniale di un'opera o di un'intera collezione.

Anche Ubi Banca offre servizi di leasing appositamente pensati per il mondo dell’arte, con la possibilità di finanziare importi a partire da 75.000 euro (IVA inclusa) al netto del maxi canone iniziale. Il cliente Art Gallery Ubi Banca riceve supporto e consulenza in tutte le fasi dell'acquisizione dell'opera: dalla perizia alla stima, alla personalizzazione del contratto di leasing, all'assicurazione, al trasporto.

A cura di: Alessia De Falco

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